Il 2 giugno del 1946 era una domenica. Dopo vent’anni di fascismo l’Italia tornava a votare. Per la prima volta al voto furono chiamate anche le donne, che acquisirono il diritto all’elettorato attivo e passivo. Finalmente si poteva parlare di suffragio universale. Vinsero i sostenitori della repubblica e da allora il 2 giugno è festa nazionale….
Oggi almeno 5 milioni di persone, originarie di un’altra parte del mondo, hanno scelto di vivere in Italia. Ma a queste persone, che qui lavorano, pagano le tasse e partecipano in maniera responsabile alla vita della comunità, non è consentito partecipare a nessun tipo di consultazione elettorale. Questo determina una situazione di ‘democrazia limitata’, di separazione e ingiustificata discriminazione. Perché il suffragio sia davvero universale e si torni a un sistema di democrazia piena è necessario che il Parlamento introduca, almeno per le consultazioni amministrative, il diritto di voto per gli stranieri residenti da 5 anni. È questo il contenuto di una delle due leggi di iniziativa popolare depositate in Parlamento da L’Italia sono anch’io, sottoscritte da 230mila cittadini. L’altra legge riguarda quelle centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di vivere stabilmente, con i loro figli, in questo paese, desiderano acquisirne la cittadinanza e si trovano a dover fronteggiare i mille ostacoli di una legislazione che o lo impedisce o affida la decisione alla discrezionalità della burocrazia. C’è dunque bisogno di riformare presto la legge sulla cittadinanza, riconoscendo in primo luogo lo ius soli, ma non solo. Serve infatti una riforma che impedisca all’Italia di produrre stranieri per l’assenza di una canale adeguato e percorribile di naturalizzazione.
Per questo per noi il prossimo 2 giugno sarà anche la Giornata nazionale della cittadinanza e dei diritti, con iniziative in tante città i cui sindaci conferiranno la cittadinanza onoraria a giovani di origine straniera. Un gesto simbolico per spingere il parlamento a riformare una legge ingiusta e sbagliata.
Filippo Miraglia (Referente Immigrazione Arci)
Scarica qui la lettera che cinque reti e oltre cento associazioni hanno inviato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché la Festa della Repubblica sia celebrata secondo la Costituzione e non fermandosi al vecchio rito della parata militare.
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