Non si può certo dire che il 2013 sia stato un ‘buon’ anno. I dati su povertà e ineguaglianze, in Italia e nel mondo, sono purtroppo drammatici. Il conflitto tra tutela dei diritti e il peggior capitalismo di rapina si è per ora risolto a vantaggio del secondo. L’Occidente è in affanno e le sue classi dirigenti sono sorde alle proposte innovative che vengono da più di vent’anni di elaborazione di organizzazioni e movimenti che si battono per la giustizia sociale e per un futuro sostenibile e solidale.
L’Italia sta vivendo la crisi più lunga e drammatica dal dopoguerra. I fronti che richiederebbero un impegno serio ed efficace sono tantissimi: dalla mancanza di lavoro per milioni di persone, alla precarizzazione di un’intera generazione, alla povertà crescente di moltissime famiglie, al contrasto alle mafie, alle decine di vertenze territoriali su ambiente e salute. A tutto questo si aggiunge una sfiducia diffusa nel sistema politico e nelle istituzioni, con l’emergere di pericolose spinte populiste.
In questi giorni si sta finalmente squarciando il velo di ipocrisia e omertà che ha avvolto per anni, nonostante le denunce delle associazioni per i diritti dei migranti, quei veri e propri gironi infernali che sono i CIE e, in molti casi, i grandi centri di ‘accoglienza’. La richiesta di modificare radicalmente le politiche sull’immigrazione tenute sin qui si fa sempre più ampia e urgente. Una situazione esplosiva, che si somma alla crisi del sistema educativo e formativo e al conseguente ridimensionamento delle capacità culturali delle persone. È in questo quadro drammatico che l’Arci e il suo associazionismo diffuso vanno a congresso. La stagione congressuale è una grande opportunità di attivazione di energie e di emersione di proposte e pratiche per ‘leggere’ e agire sulle dinamiche sociali e culturali del presente. A marzo 2014 porteremo al congresso nazionale le riflessioni di centinaia di appuntamenti territoriali che dovranno delineare il progetto associativo dei prossimi anni. Un progetto che dovrà rafforzare il ruolo dell’associazionismo di promozione sociale dei nostri circoli e la capacità di rispondere concretamente alle crisi del nostro Paese: economica, culturale, politica. Un lavoro che non faremo da soli, ma con un confronto franco e aperto con i nostri compagni di strada di sempre, con i partiti e i loro nuovi gruppi dirigenti, con le forze sociali e i movimenti con i quali in questi anni abbiamo promosso iniziative ed elaborato proposte. Lo faremo con chi governa i territori e il Paese, con lo sguardo all’Europa, quello spazio comune delle merci e della finanza, ma non ancora dei popoli. Il 2014 sarà l’anno delle elezioni europee. Siamo al lavoro da tempo per costruire l’Europa dei diritti e dei cittadini insieme a tante altre organizzazioni non solo europee. Ci sentiamo sempre più cittadini di uno spazio mediterraneo, dove è in atto un cambiamento enorme. L’esito non è scontato e ci riguarderà tutti. Per questo il nostro impegno nella costruzione di reti e progetti con la riva sud del Mediterraneo si è rafforzato. Senza dimenticare i tanti progetti di cooperazione per aiutare la crescita della società civile dei paesi più in difficoltà. Il 2014 sarà un anno impegnativo. Ci metteremo la passione di sempre, con la consapevolezza che «ogni cosa sembra sempre impossibile, fino a che non viene realizzata» (Nelson Mandela).
La redazione di Arcireport
ArciReport, 23 dicembre 2013
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