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Arci Lecco Sondrio

Circolo Promessi Sposi/Sabato 24 Maggio/ LA RESISTENZA NON ARMATA 1943-1945

admin maggio 20, 2014 circoli

Dalle ore 15 di Sabato 24 Maggio al Circolo Arci Promessi Sposi di Lecco una interessante conferenza organizzata dall’Associazione Banlieue nell’ambito della rassegna ResistLecco.
Aderiscono all’iniziativa l’ Istituto di storia della Resistenza e contemporanea di Bergamo, L’ Istituto di storia contemporanea di Como., Il Centro Studi Schiavi di Hitler, Aned di Sesto San Giovanni/Monza.
I contributi verranno messi a disposizione degli Istituti per l’uso che riterranno opportuno farne.
L’associazione Banlieue si propone di renderli fruibili su proprio sito www.55rosselli.it .

La Resistenza non armata 1943-1945:  le reti per la fuga, l’espatrio e l’occultamento dei militari alleati e degli ebrei. Bergamo-Lecco-Como la frontiera della Svizzera”.
Interverranno:

Giorgio Scudeletti/ la rete del PdA e la rete del clero nella Bergamasca
Giorgio Marcandelli e Alberto Scanzi/ Il campo di prigionia della Grumellina.
Valter Merazzi/La sponda Occidentale del lago di Como e la frontiera svizzera
Daniele Corbetta/ Don Carlo Banfi, Mario De Micheli e Ada Tommasi a Sormano
Gabriele Fontana/ La rete organizzata degli espatrii e chi fa da sé… relazione generale
Giuseppe Valota/ Gli ebrei nascosti a Roncobello
Patrizio Daina e Arrigo Arrigoni/ Famiglie contadine in Val Taleggio.

Prima dell’otto settembre 1943 sono circa 80.000 i prigionieri delle nazioni “Alleate” presenti nei campi di prigionia
in Italia.
Un numero non ancora definito è quello relativo alle persone ebree sul territorio italiano che si trovarono a vagare
in cerca di un rifugio o di una frontiera
Una delle prime forme di disobbedienza nei riguardi del governo nei territori occupati dai tedeschi in Italia è quella
che consiste nell’organizzazione degli espatrii verso la Svizzera.
L’assistenza ai prigionieri fuggiti dai campi di internamento e di lavoro, l’aiuto fornito alle famiglie ebree non è
una pratica né semplice né esente da pericoli, oltretutto appare agli occhi dei fascisti e dei nazisti l’alveo in cui
può svilupparsi l’opposizione alla RSI e all’occupazione tedesca. Ci vuol nulla dal passare dall’aiuto ai fuggiaschi
all’aiuto ai renitenti alle leve della RSI, così come queste forme di assistenza contribuiscono inevitabilmente ad
alimentare il disamore verso il nuovo stato.
Giuseppe Bacciagaluppi, viene incaricato dal CLN di Milano di organizzare una rete per gli espatrii clandestini che
conterà circa 360 agenti e collaboratori.
A questa rete, talvolta sovrapponendosi e integrandosi, se ne affianca un’altra, informale, che fa capo a parroci e
coadiutori, radicati sul territorio e forti di un antico legame con la realtà quotidiana di borghi e paesi. E, infine, c’è
poi un numero imprecisato di contadini e valligiani che improvvisano forme di occultamento di perseguitati, militari
alleati e famiglie ebree e danno vita ad una specie di fai da te dell’occultamento e della protezione.
È un universo che convive con la Resistenza politico-militare, che ha le sue vittime ed i suoi eroi ma che, rimasto
nell’ombra, è stato oggetto di scarsa attenzione storiografica, quasi considerato una “resistenza di serie B”.
L’ incontro si pone come momento di confronto e di scambio delle esperienze ed informazioni di studiosi e storici
che si sono affacciati a questo mondo; questo mondo: il mondo dei campi di prigionia e delle figure che a prezzi
immani accompagnarono verso il confine svizzero migliaia di ex prigionieri ed decine di ebrei.
Vogliamo anche ricordare tutte quelle persone che pagarono di persona, con l’internamento e la perdita della vita
la partecipazione ad un’organizzazione che non si poneva direttamente il rovesciamento e la sconfitta del regime
fascista e degli occupanti nazisti.
Il livello di coinvolgimento delle persone, in queste reti, è variegato, non solo partigiani combattenti, ma una varietà
di figure sino a quelli che amiamo chiamare “ disobbedienti”, che rifiutarono di consegnare i prigionieri in
fuga, che nascosero in casa gli ebrei, che consolidarono rapporti di solidarietà che poi servirono anche alle forze
partigiane combattenti.
Quanto proponiamo è uno scambio di conoscenze per allargare la visione e superare il rischio di un localismo che
annega le esperienze passate nel mare magnum del rumore di fondo di una storia che non vede la luce.
Andare in Svizzera non era facile, le difficoltà andavano dal percorso financo al comportamento delle guardie di
frontiera svizzere a cui si poteva aggiungere la mai celata bramosia delle guide italiane.
Dagli ex militari italiani come Guido Brugger, ai preti come don Benigni e don Bolis, le vittime della ferocia nazifascista
sono innumerevoli, fornire alla ragione del loro sacrificio un quadro composito e completo è un dovere
prima che un compito da assolvere.

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