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UN PASSO DI PACE: c’è bisogno dell’Arci

admin settembre 14, 2014 campagne

di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci

Se c’è qualcosa che le cronache di questa estate piena di notizie brutte ci ha confermato e che c’è bisogno di noi. C’è bisogno dell’Arci.

Ce lo eravamo detti nel Congresso, nella prima riunione del Consiglio Nazionale, nel gruppo dirigente diffuso nei Comitati territoriali e regionali. E, a cominciare dai territori e nei territori, ce lo hanno chiesto tante compagne e tanti compagni, tanti tra coloro che sono impegnati in reti e organizzazioni della società civile.

Se guardiamo le questioni che la ripresa del lavoro ci pone davanti, il compito che abbiamo è allo stesso tempo difficile ed ‘entusiasmante’.

L’Arci ha il dovere di giocare un ruolo da protagonista, perché il nostro contributo, la nostra visione di come bisogna costruire il mondo deve stare dentro il dibattito della politica e della società. Sono sfide che per noi sono legate l’una all’altra.

La prima  è il passo di pace che compiremo assieme domenica 21 settembre a Firenze.

Lo scenario mondiale estivo e quello di questi giorni ha visto  la guerra ingiusta e devastante che ha attraversato la Palestina, gli avvenimenti inquietanti dell’Ucraina, la decisione del nostro Governo di inviare armi in Kurdistan per risolvere una controversia internazionale, il ritorno del terrore (stavolta più spettacolarizzato, nel mondo dell’informazione globale) da parte dei guerrieri di Isis e le tante guerre ‘dimenticate’ dai media.

Da troppo tempo le ragioni della pace, della nonviolenza, del disarmo sono rimaste nell’angolo, come se nulla potessero di fronte al ‘potere’ e alla ‘efficacia’ della guerra. Sta di fatto che a più di dieci anni dal trionfo delle dottrine sull’esportazione della democrazia e dello scontro di civiltà il mondo è sempre più ‘incendiato’ dalle guerre e meno democratico.

L’appello per la manifestazione del 21 parla di un passo di pace, difficile e ambizioso, ma, giustamente, aggiunge: necessario.

Stiamo lavorando affinché l’Arci sia presente e ben visibile, ma sappiamo che anche dopo  non si dovrà fermare il nostro lavoro di costruzione di un nuovo vocabolario della politica sul fronte della risoluzione delle controversie internazionali.

È stata l’estate del conteggio quotidiano del numero dei morti in mare, con lo sfondo di un dibattito quasi surreale (se non fosse che si parla di una tragedia) sulle attribuzioni di ‘responsabilità’ sul recupero di vite umane tra il nostro Governo e il resto dell’Europa.

E nel frattempo, la nostra associazione, insieme a tante altre, si sta occupando con fatica ed energia di queste persone, nell’emergenza e nell’accoglienza, in tutta l’Italia, a supporto e spesso in sostituzione degli Enti Locali.

Tra poche settimane sarà trascorso un anno dalla strage di Lampedusa e ci siamo assunti il compito di ricordare quella data come ‘simbolo’ a tutto il Paese, organizzando il Festival  Sabir, e facendo incontrare e discutere tra loro tutte le realtà che vogliono restituire al Mediterraneo quella identità fondata sul dialogo e sull’incontro tra culture e civiltà diverse.

Lo faremo  non solo a Lampedusa, ma in tutto il Paese, ricordando il 3 ottobre come una data ‘di vergogna e consapevolezza’ per tutti gli italiani e le italiane.

Abbiamo di fronte mesi in cui dovremo ricordare alla politica che quello  dei diritti dei migranti rappresenta uno dei temi fondamentali per ri-costruire una società antirazzista e una nuova e moderna cultura politica di sinistra.

Nel frattempo, comincerà  alla Camera la discussione sul DDL sul Terzo Settore presentato dal Governo.

È presto per dire quali ripercussioni potrà avere sulla vita della nostra associazione, ma in quel disegno abbiamo già visto qualche segnale preoccupante di una visione ‘diversa’ da quella che condividiamo con tanti altri del no-profit, dell’imprenditoria sociale e di un sistema di welfare partecipato.

E soprattutto non abbiamo visto risorse economiche per la realizzazione concreta di ciò che in quel disegno è previsto.

Per questo incontreremo i parlamentari dell’Intergruppo sul Terzo Settore alla Camera il 16 settembre, e  successivamente nei territori, ponendo questioni che riguardano la nostra vita di Arci, ma anche di politica generale, prima tra tutte quella della possibile ricostruzione di un’etica civica, di un progetto di riqualificazione della vita dei cittadini fatto di inclusione sociale, accoglienza, cultura diffusa e socialità.

E forse proprio questo è l’aspetto più ambiguo delle notizie di questa estate…un grande attivismo e tanti proclami in nome del cambiamento, tanti appelli alla «velocità» (le riforme istituzionali, le leggi sui diritti dei lavoratori, l’idea di Europa), ma al tempo stesso ancora tanti numeri (quello dei femminicidi e degli stupri, quello  della dispersione scolastica e dell’analfabetismo di ritorno, insieme a quelli crescenti dei ‘nuovi poveri’) e ancora tante parole ‘ritornate’ nel linguaggio politico (una per tutte: «vucumprà») che ci fanno pensare che il lavoro politico da fare per cambiare questo nostro paese da sinistra debba ripartire con un’altra agenda politica.

Insomma…. c’è bisogno di noi, dell’Arci e dobbiamo trovare tempi  e  modalità giuste perché il necessario percorso di cambiamento della nostra associazione ci renda adeguati a rispondere a questo bisogno.

Noi, il nostro primo passo lo faremo il 21 settembre a Firenze.

Arcireport numero 28, 11 settembre 2014

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