Prima tappa verso un obiettivo quanto mai ambizioso. Spingere il giornale oltre l’ostacolo più grande della sua storia: l’acquisto della testata dalla liquidazione della vecchia coop editrice.
Per realizzare questa grande impresa il Manifesto ha bisogno di una spinta collettiva. I liquidatori metteranno all’asta la testata entro la fine del 2014, come ultimo atto, finalmente, di una vicenda iniziata ormai due anni fa quando le difficoltà economiche portarono il collettivo alla decisione di liquidare la vecchia cooperativa per tentare di dare vita a un nuovo inizio.
Per chi lo ha curato, difeso, inventato per oltre quarant’anni, il manifesto non è mai stato solo un posto di lavoro, rappresenta un luogo dell’anima, nel quale mettiamo testa e cuore ogni giorno per coltivare idee, progetti e, oggi, anche per realizzare un obiettivo che perseguiamo da anni.
Per dare corpo a questa speranza, adesso c’è bisogno di presentare l’offerta di riacquisto della testata: una sfida durissima da affrontare con determinazione e convinzione.
Il Manifesto é arrivato fin qui superando dolorose divisioni politiche, vincendo spinte contrastanti, riuscendo a ricostruire un gruppo di lavoro in grado di garantire al manifesto identità, vendite, lavoro. Con tutti gli alti e bassi di un’avventura senza rete.
Questa esperienza, con le sue debolezze, i suoi limiti, i suoi inciampi, questa perigliosa navigazione, è giunta al suo ultimo, decisivo giro di boa.
“Dobbiamo, vogliamo fortemente diventare «padroni» (parola che stavolta possiamo usare), di noi stessi. E quindi della testata che dal 28 aprile 1971 mandiamo ogni giorno, tranne il lunedì, in edicola. ”
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