di Alessandro Cobianchi
La 19esima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia si terrà a Latina, il 22 marzo. Dopo Genova e Firenze, la Giornata, organizzata da Libera e Avviso pubblico, con la collaborazione di tante associazioni (fra cui l’Arci), ritorna nel centro Italia. La scelta dei luoghi, mai casuale, è come sempre in linea con i tempi. Il territorio laziale rappresenta infatti uno dei luoghi di snodo delle attuali politiche criminali e delle organizzazioni mafiose.
Latina, in particolare, ha il triste primato nella Regione per reati violenti (come dimostra il rapporto Eures 2013: 17,5 reati violenti ogni 100 mila abitanti)
La città è un vero e proprio crocevia di interessi criminali fra mafie locali (assolutamente da protagonista il ruolo dei ‘colletti bianchi’) e organizzazioni ‘chiamate’ da altre regioni. È la provincia del ‘sistema Fondi’, il comune «che non si poteva sciogliere» nonostante le acclarate infiltrazioni mafiose, una ferita lacerante per la nostra democrazia e per «la credibilità stessa delle nostre istituzioni» come ammonì don Ciotti. In questo territorio c’è il mercato ortofrutticolo più grande d’Europa, uno dei bancomat più amati dai clan presenti nel Lazio, vero e proprio luogo di spartizione fra le tre mafie più invasive. La loro azione, in particolare quella di camorra e ‘ndrangheta, è un vero e proprio fattore di inquinamento dell’economia e della politica, questo si traduce nell’evidente distruzione del paesaggio e nell’avvelenamento dell’ambiente come accade per i traffici illegali di rifiuti intorno alla discarica di Borgo Sabotino, all’abusivismo edilizio che aggredisce il parco nazionale del Circeo. Per non parlare del fenomeno del caporalato nelle campagne e ai pervasivi investimenti nell’edilizia.
La scelta di Latina è stata importante perché rappresenta un segnale di risveglio per l’esterno, ma soprattutto uno stimolo alla sua cittadinanza: di questa città si parla poco e i più ignorano ancora il ruolo ‘mafioso’ della sua criminalità organizzata.
Il richiamo alle oltre 900 vittime di mafia, al loro impegno e/o al loro martirio sarà un giro di vento, si spera determinante, per lo sviluppo democratico di questo territorio. A Latina quindi, anche per rafforzare il concetto stesso di partecipazione, per sostenere le tante persone oneste che ci vivono e che si impegnano contro le mafie ma che, come in altre città (Casal di Principe, Corleone), rischiano di avere un marchio indelebile e di essere prigioniere di una minoranza che, per i suoi affari sporchi, diviene fattore di degrado di un’intera comunità. Saremo a Latina per scandire quegli oltre 900 nomi, con la tristezza di vedere che la barbarie mafiosa ha allungato questo triste elenco con il nome di Domenico, assassinato a Palagiano, provincia di Taranto, a soli 2 anni, con la sua mamma. Solo per essere stato fra le sue braccia. Le mafie non hanno nessun codice d’onore, non risparmiano nessuno. Abbiamo gli strumenti per batterle, con la formazione e l’educazione, riprendendoci i territori. Possiamo farlo tutti.
ArciReport, 20 marzo 2014
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