Non è sempre semplice saldare il desiderio di dare spazio e opportunità al buon cinema italiano – spesso premiato ed applaudito nei principali festival cinematografici – alla volontà di comporre un quadro di insieme in grado di raccontare l’Italia di oggi a partire da un punto di vista soggettivo.
Eppure il cinema del reale, sia nella sua forma documentaria sia in quella drammatica, si conferma un vero e proprio giacimento di cinema di qualità capace di scuotere il pubblico con la propria ricerca di verità e rielaborazione del presente.
Questo è ciò che Ucca tenta di fare attraverso il proprio principale progetto per la rete dei circoli, L’Italia che non si vede – rassegna itinerante del cinema del reale, giunta nel 2013 alla quarta edizione.
Sono dieci i film del reale, sette documentari e tre film di finzione, individuati per svolgere un racconto anticonvenzionale dell’Italia coniugando autonomia di ricerca e di produzione, proprietà di linguaggio.
Film non dogmatici, che non devono dimostrare alcuna tesi preconcetta, ma che non sfuggono al difficile compito di raccontare il reale partendo da uno sguardo esplicitamente soggettivo restituendo a storie e persone un contesto, spessore e verità.
Dieci film che descrivono, rielaborano l’Italia di oggi proponendo storie che parlano di lavoro, di futuro, di cultura, di diritti, di giovani.
È forse il mondo dei giovani, le loro aspirazioni, l’incapacità della società a dare reali opportunità ai giovani uno dei principali fili rossi che attraversano la nostra rassegna. A partire da Anjia – La nave di Roland Sejkoche che racconta come intere generazioni di giovani albanesi agli inizi degli anni ’90 interpretano la ricerca di libertà e futuro attraverso le navi della speranza che sbarcarono in Puglia.
Anche BellasMariposas di Salvatore Mereu parla di giovani ragazze che proprio come le farfalle vivono la propria soggettiva trasformazione e crescita rivendicando il diritto al sogno, a un proprio spazio in una città e in un mondo che non sembra in alcun modo fatto a loro misura.
Due giovani adolescenti sono i protagonisti dell’ultimo lavoro di Leonardo di Costanzo, uno dei documentaristi italiani più apprezzati e qui alla prova con un film di finzione. L’Intervallo delle diverse esistenze di Veronica e Salvatore li libera per un breve momento dell’assenza di futuro della loro città, Napoli, ostaggio della camorra.
Anche Dimmi che destino avrò, del giovane regista sardo Peter Marcias, affronta con un tocco di realismo magico il tema delle diversità culturali.
Il carcere di Secondigliano e la città di Napoli sono il set de Il Gemello di Vincenzo Marra che racconta le vicende di alcuni detenuti alla ricerca di redenzione e cambiamento dentro una istituzione come il carcere spesso inadeguata a sostenere il cambiamento delle persone. Raffaele, il cosiddetto Gemello, è un giovane uomo di 28 anni che nonostante tutto sta cercando di cambiare in meglio la propria vita.
Uno dei più recenti lavori del prolifico autore Gianfranco Pannone è Scorie in libertà che segna un cambiamento di registro all’interno della rassegna proponendo un viaggio originale e appassionato nelle ragioni della tutela dell’ambiente in relazione alle centrali nucleari. Un viaggio che parte da Latina e che propone una originale disanima delle ragioni storiche del nucleare in Italia.
Il ruolo della cultura, dell’educazione come occasione di crescita personale e collettiva è il minimo comune denominatore di due bellissimi film: Terramatta di Costanza Quatriglio e La seconda natura di Marcello Sannino.
L’opera di Costanza Quatriglio è uno dei migliori esempi di come un film documentario possa essere sinonimo di visionarietà, emozione, poeticità. Un film che smonta fin dall’inizio il pregiudizio diffuso secondo cui il cinema del reale sia prevalentemente una piatta documentazione del presente.
Terramatta invece riesce, attraverso un originale e sapiente montaggio, a smontare le aspettative e accompagnare il pubblico in un viaggio coinvolgente e ritmato lungo un secolo intero. Lunghissima, infatti, fu l’esistenza di Vincenzo Rabito, siciliano, analfabeta sui generis, classe 1899 i cui diari, fonte di ispirazione del film, divennero alla fine degli anni ‘90 un caso letterario.
La seconda natura, la vita di Gerardo Marotta di Marcello Sannino, in concorso al Torino Film Festival dove ha ricevuto il premio Ucca Venticittà, rielabora attraverso l’impegno di un importante intellettuale italiano il ruolo della cultura e del pensiero filosofico per una rinascita del sud e del Paese tutto.
Il film di Giovanni Chironi e Ketti Riga, Sette giorni, ripropone allo spettatore la tormentata vicenda di Eluana Englaro e della sua famiglia trasformata dal clamore mediatico e da diversi tentativi politici di strumentalizzazione a caso simbolo di due diverse visioni dei diritti di autodeterminazione della persona. Attraverso tante testimonianze tra cui quelle di Amato De Monte, medico anestesista, e Cinzia Gori, a capo dell’equipe infermieristica della clinica La quiete di Udine, si ripercorrono gli ultimi sette giorni del complesso e discusso iter che porterà la famiglia di Eluana a vedere rispettata la volontà della figlia sul proprio fine vita.
Il tema della morte e del fine vita è in qualche mondo al centro anche del film Zavorra di Vincenzo Mineo che dà voce a diverse persone anziane ospiti di un centro in cui sono assistiti e curati. Un film che non cela l’aspettativa di dolore, silenzio e solitudine con cui fare inesorabilmente i conti.
Questi dieci film saranno accompagnati da gennaio a maggio 2013 in un lungo viaggio attraverso oltre 40 città italiane in cui operano circoli Ucca e Arci totalizzando circa 150 appuntamenti sia in vere e proprie sale cinematografiche sia in circoli culturali, biblioteche, sale polivalenti portando così cinema di qualità a un pubblico sempre più orfano di spazi e pluralità di offerta.
info: barbolini@arci.it
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