Abbiamo parlato a lungo con i migranti, discusso insieme sulle strategie da mettere in campo per poter lasciare le strutture di accoglienza. Loro sono indignati e molto preoccupati: dopo due anni di vita in condizioni spesso disumane, pretendono dignità e rispetto. Vorrebbero andare per strada e urlare agli italiani le loro ragioni. Ma come spiegare loro che l’accoglienza emergenziale è finita? Ci chiedono una casa e la possibilità di progettare un futuro in Italia, finalmente con un permesso di soggiorno in tasca.
Abbiamo tentato di fare mediazione tra le Prefetture che minacciavano gli sgomberi e i migranti spaventati e spesso furibondi, senza una prospettiva di vita. «Cosa volete che facciamo con 500,00 euro?». Soldi che sono ben poca cosa per chi non ha una casa né un lavoro. Chi è stato in accoglienza in centri simili ai progetti Sprar ha trovato soluzioni che hanno permesso loro di essere autonomi attraverso tirocini formativi e corsi di lingua italiana. Percorsi che hanno dato loro nuovamente dignità. Ora tutto questo non sta accadendo per gran parte dei migranti: uomini e donne singole, coppie, famiglie con bambini piccoli. È una chiusura senza appello che lacera di tristezza il cuore. A volte pensiamo in queste ore frenetiche che tutti noi dovremmo procedere contro la discriminazione indiretta, anche se di matrice istituzionale….leggi di più
Comments are closed.