Domenica 24 febbraio, dalle ore 18.30 al Circolo La Lo.Co. di Osnago sarà presente l’autore Carlo Albè con il suo libro “L’Importante è non restare” ed un coinvolgente reading musicale.
Iniziativa rivolta ai soci ARCI.
“5 AMICI, 5 VITE CHE CORRONO SU UN BINARIO SEMPRE UGUALE
LA FABBRICA, L’AFFITTO DA PAGARE, FIDANZATE DA SOPPORTARE E RIMPIANTI DA SOTTERRARE.
FINO A QUANDO LA PERSONA GIUSTA NEL POSTO GIUSTO SI LASCIA SCAPPARE LA FRASE SBAGLIATA.
E ALLORA…”L’IMPORTANTE E’ NON RESTARE MA ANDARE VIA, ALZARSI QUANDO TUTTI SONO ANCORA SEDUTI, AVERE LE PALLE DI ABBANDONARE LE NOSTRE STANZE VUOTE DI SOGNI E PIENE DI RIMPIANTI, ENTRARE IN UN POSTO NUOVO SENZA DESIDERARE LA SICUREZZA, SENZA DESIDERARE DI SENTIRSI A CASA, PERCHE’ ORMAI SIAMO UOMINI E IL FOCOLARE CE LO SIAMO SCORDATI DA UN BEL PEZZO.”
Carlo Albè nasce a Busto Arsizio 31 anni fa, è giornalista pubblicista e come tanti giovani del suo tempo si arrabatta come può, grazie a uno squallido lavoro da precario in un call center.
Scrive da molti anni ma solo negli ultimi mesi è arrivata la vera svolta, quella di autoprodurre insieme a Cisco, ex voce dei Modena City Ramblers “L’importante è non restare”, romanzo “on the road” che parte da Milano e finisce a Praga.
Il bustocco e l’emiliano hanno anche scritto una canzone assieme, “Augusto”, inserita nell’ultimo album del cantautore, “Fuori i secondi”, dedicata ad Augusto Daolio, l’indimenticato leader dei Nomadi. Carlo ha deciso di sfidare l’editoria con un sogno malsano.
Quello di girare l’Italia, di organizzare Reading in pub, Circoli arci e osterie…ma mai, davvero mai, in librerie. Carlo vuole solo dimostrare, che con la volontà si possono ottenere gli stessi risultati di vendita che uno scrittore raggiunge con una piccola o media casa editrice.
Le copie sono acquistabili al prezzo politico di 10 euro, il ricavato servirà a sostenere il “Reading Tour parte II”. Non c’è nessuna voglia di arricchirsi, solo quella di sfidare la diffidenza che la gente può avere nei confronti di un illustre sconosciuto.
la RECENSIONE
L’importanza di chiamarsi Ernesto: chissà se c’è anche Wilde nella ragnatela di rimandi che Carlo si diverte a tessere nel romanzo d’esordio che consegna al suo protagonista alter ego l’ingombrante “nom de plume” del sepolcro imbiancato vittoriano. Quando si affronta una “prima” va da sé l’approccio snob del tipo “ecco il solito sborone che pensa di essere Hemingway” (ah già, un altro Ernest(o), ma le oltre 150 pagine si inceneriscono in due tirate come una delle tante “bionde” consumate nella storia.
“L’importante è non restare” mira dritto e colpisce il bersaglio con quella pistola puntata in copertina che oltre a fornire un indizio sulla ruvida svolta criminale della vicenda sembra dire all’ignaro lettore “Oh, mani in alto, finisci di leggere e poche storie!”.
Imprudente ricostruire una trama che tra lazzi anti-borghesi alla Bunuel e volontà di fuga in stile Salvatores, pare già bella e fatta per un adattamento cinematografico. Su tutto il bisogno senza freni di regolare i conti con un mondo arido e conformista affidando l’immane sfida ad un antieroe sfigato che saprà vincere il suo destino da sconfitto.
Se scrivere è un vizio, Carlo, non fartelo passare!
Giovanni Castiglioni
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