Il 23 Settembre 2014è stata presentata in una conferenza stampa – in cui hanno parlato tra gli altri Stefano Rodotà e Maurizio Landini, e a cui era presente anche la Presidente nazionale dell’Arci che aderisce alla iniziativa, insieme a Sbilanciamoci, Legambiente, Fiom, L’altra Europa per Tsipras, Sel, Prc, esponenti del Pd come Fassina e Civati ed altri ancora – una proposta di legge di iniziativa popolare di revisione costituzionale per cancellare l’introduzione del principio di ‘pareggio di bilancio’ nella nostra Costituzione, attraverso la modifica di alcuni articoli fra cui l’art.81.
Il Parlamento assunse questa decisione nel 2012, sotto il governo Monti, raccogliendo una proposta governativa del precedente governo Berlusconi. I fautori di tale modifica si appellarono alla volontà dell’Europa. Ma la Ue non ha mai imposto ai paesi membri di mettere in Costituzione il pareggio di bilancio, tanto è vero che altri paesi, tra cui la Francia, non lo hanno fatto. In questo modo il nostro paese si è invece privato della possibilità di aumentare la spesa sociale, anche in deficit, per creare le condizioni di un incremento del Pil e di produrre una crescita secondo modelli ambientalmente e socialmente compatibili. In una battuta si potrebbe dire che con quell’atto si è voluto espellere Keynes dalla nostra Costituzione. E infatti le politiche di rigore e di austerità in atto in Italia e in Europa seguono principi opposti a quelli divulgati dal grande economista, basandosi sul taglio della spesa sociale. In questo modo si impoveriscono i paesi, si tagliano i diritti, si aumenta la disoccupazione.
È esattamente la fotografia attuale dell’Europa e dei paesi mediterranei in particolare, fra cui il nostro.
Nella proposta di legge di iniziativa popolare – che a differenza del referendum non è solo abrogativa ma propositiva – non si propone solo di tornare al testo precedente alla modifica dell’art. 81, ma si vuole introdurre un principio fondamentale che è presente nelle più avanzate e recenti costituzioni, come quelle di alcuni paesi latinoamericani. Al vincolo contabile si sostituisce quello della soddisfazione dei bisogni e dei diritti dei cittadini. E quindi le manovre di bilancio non possono avere come conseguenza il taglio di spese sociali che ledono quei diritti. In questo modo la proposta di legge, pur non potendo influire direttamente sul Fiscal compact, che è un trattato europeo, rafforza gli argomenti per contrastarlo, dal momento che la logica del rientro forzato dal debito nel giro di venti anni comporta necessariamente una diminuzione della spesa sociale, che è proprio quanto la proposta di legge vuole venga vietato costituzionalmente. Il primato delle leggi contabili verrebbe così sostituito dal primato dei diritti.
Di seguito il testo della proposta di legge:
Pdl_iniziativa_popolare_art_81_1.doc
ArciReport, 07/10/2014
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