Dopo il buon successo di pubblico riscontrato dal corso di storia contemporanea svoltosi in autunno, riparte un approfondimento sui temi trattati, aperto a tutti dal titolo “Lessico Familiare: storie di vita e di scelte dal nostro territorio”. A partire da sabato 18 gennaio, saranno 3 gli incontri formativi a cadenza bisettimanale con la partecipazione di esperti.
Il primo appuntamento si svolgerà sabato 18 gennaio con Roberta Cairoli e avrà come tema “Le donne nella Repubblica Sociale Italiana”.
Insieme si affronterà il tema del collaborazionismo femminile nazifascista, di chi scelse, cioè, di schierarsi dalla parte della Repubblica sociale italiana e di collaborare con l’occupante tedesco attraverso il coinvolgimento diretto nelle azioni e nelle pratiche di violenza della guerra civile. La costruzione da parte del fascismo repubblichino di un modello ideale di militante fascista, l’ausiliaria del Saf, e la sua successiva rielaborazione da parte della memorialistica successiva hanno prodotto la cancellazione delle responsabilità individuali e la rimozione di un protagonismo femminile “altro”, non riconducibile alla categoria delle ausiliarie.
Grazie alla partecipazione di Gabriele Fontana, il secondo incontro, previsto per sabato 1 febbraio, sarà un’occasione per conoscere più da vicino esperienze che hanno segnato il nostro territorio e che sono ancora attuali: “Fabbriche, lavoro, resistenza: il caso della ditta Fiocchi di Lecco e della Moto Guzzi di Mandello del Lario”. Dopo l’8 settembre i tedeschi invasero l’Italia riconvertendo le capacità produttive per lo sforzo bellico. I militari tedeschi si installarono presso le fabbriche di interesse militare, controllando la produzione e trasferendo manodopera e macchinari in Germania. Nella zona del lecchese e della sponda orientale del lago di Como esistevano insediamenti industriali importanti per la lavorazione del metallo, la fabbricazione di munizioni, di moto e di furgoni. La ditta Fiocchi di Lecco e la Moto Guzzi di Mandello sono due casi emblematici di conservazione della capacità produttiva e, al contempo, di partecipazione attiva alla Resistenza. La loro storia, nel periodo che va dal settembre 1943 all’aprile del 1945, è la storia delle contraddizioni che attraversano anche le forze della Resistenza in questa zona a nord di Milano, fuori dai bombardamenti e dalla pesantezza della vita in città. Il binomio fabbriche-operai fu il pilastro a sostegno della costituzione della nuova società, la Repubblica nata dopo il 25 aprile.
Sabato 15 febbraio chiude la rassegna Valter Marazzi, con una lezione dedicata a “Gli internati Militari Italiani: storie di famiglia”.
Quasi un milione di italiani fu deportato e impiegato nei lavori forzati a servizio della guerra nazista. La grande massa fu costituita dagli oltre 600 mila militari catturati. Privi di status che ne garantisse le condizioni di prigionia secondo il diritto umanitario di guerra, gli Internati militari italiani (Imi) furono sottoposti all’arbitrio dei loro carcerieri che sfogarono su di loro il disprezzo razzista per il “tradimento” di Badoglio. Furono sottoposti ad uno sfruttamento “punitivo” che ne provocò un’ecatombe a causa delle brutalità, la sottoalimentazione e le condizioni igienico sanitarie. Gli Imi rifiutarono in massa l’arruolamento nell’esercito di Graziani e Mussolini che avrebbe loro consentito di uscire dall’inferno e tornare in Italia. Fu una scelta di Resistenza al fascismo e alla guerra, espressione di una dignità personale e politica che pagarono a caro prezzo: 50 mila furono le vittime. Ma le loro vicende vennero coscientemente rimosse dalla storia italiana nel dopoguerra, macinati dalle logiche della guerra fredda e dal fatto che chiamavano in causa responsabilità che riguardavano le strutture dell’esercito e le classi dirigenti convertite alla democrazia. Furono vittime anche della monumentalizzazione della Resistenza e della sua riduzione e a galleria di eroi: la loro era stata una Resistenza silenziosa e sono rimasti in silenzio per il resto della vita. Le loro vicende non furono studiate, riconosciute, risarcite e nel giorno della memoria, che anche a loro è dedicato, sono schiacciate dalla mostruosità della Shoah. In ogni caso le loro vicende riguardarono, attraverso le famiglie allargate di allora, fra i 10 e i 20 milioni di italiani; per questo quando parliamo di deportazione, Resistenza, sfruttamento e schiavismo non dobbiamo stupirci se scopriamo che sono storie di famiglia.
Tutti gli appuntamenti sono previsti il sabato dalle ore 10.00 alle 12.00 presso Arci Lecco.
Quota dell’intero corso euro 40,00.
Possibilità di partecipare a un singolo incontro (15,00 euro) , iscrivendosi entro il giovedì precedente al giorno del corso. L’attività è riservata ai soci Arci in regola con il tesseramento (12 euro per il 2014).
Iscrizioni e tessera presso l’ufficio di Arci Lecco in via Cantù 18 da martedì 7 gennaio nei seguenti giorni e orari: lunedì, martedì, giovedì ore 10.00-13.00 e 15.30-19.00.
Arci Comitato Provinciale di Lecco
via C. Cantù, 18
23900 Lecco
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