«Le misure anti Covid dell’ultimo Dpcm, secondo gli ultimi provvedimenti interpretativi, sono un colpo durissimo per l’Arci. Gli oltre 4mila circoli in tutta Italia resteranno chiusi fino al prossimo 24 novembre e in tantissimi rischiano di non riaprire.
Questo significa che oltre 1 milione di socie e soci in tutta Italia saranno privati dei loro spazi di socialità, associazionismo, promozione della democrazia e della cultura.”
Spiace molto constatare come le misure contenute nel nuovo DPCM appena emanato dal Governo mostrino una grave miopia. Perché non tengono assolutamente in considerazione il ruolo che i Circoli culturali e ricreativi svolgono nel Paese sia della loro funzione di antidoto alla solitudine e all’impoverimento culturale e materiale per cittadine e cittadini di ogni età, che in quella di promozione della cultura e della socialità. Attività che negli ultimi mesi abbiamo continuato a svolgere nel pieno rispetto delle regole anti contagio e con grande senso di responsabilità.
Siamo ben consapevoli che l’emergenza epidemiologica non sia terminata, come dimostrano i dati sui contagi da giorni in continua crescita, e siamo consapevoli che la salute è un bene primario. Siamo da sempre consapevoli della responsabilità che occorre per affrontare questo momento storico.
Siamo stati fra le prime organizzazioni nazionali a promuovere momenti formativi sulle misure di prevenzione del contagio, convinti che sia necessario comunque promuovere una socialità responsabile.
Siamo pero’ altrettanto convinti che i luoghi di socialità e diffusione della cultura debbano rimanere aperti, tutti nel rispetto dei protocolli, per dare spazi sicuri di vita.
Convinti che cultura, socialità e partecipazione siano elementi essenziali, anche in questa fase, per la coesione sociale, la tenuta democratica e la ripartenza e la crescita dei cittadini del nostro Paese.
E’ possibile avere socialità e diffusione della cultura, anche mantenendo la distanza di sicurezza.
La crisi legata alla pandemia ha colpito duramente anche l’associazionismo culturale e di promozione sociale diffuso nel territorio, che ha comunque svolto con grande impegno e fatica un ruolo prezioso nelle attività di prossimità e tenuta delle relazioni sociali.
Chiudere senza alternative, se non si è obbligati a stare a casa, può essere più pericoloso di una normalità organizzata , nel momento particolare che stiamo attraversando. E avrebbe conseguenze drammatiche, certamente per la nostra organizzazione, l’ARCI, ma anche per tanti altri.
Chiudere le attività culturali, sociali e ricreative rischia di essere per moltissimi Circoli, che sono l’antidoto alla solitudine e all’impoverimento culturale e materiale, un momento drammatico da cui sarà difficile rialzarsi. Quasi impossibile.
Non lo possiamo accettare.
Comments are closed.