di Massimo Cortesi, coordinatore Sistema educativo, infanzia e adolescenza
Da mesi si sta cercando un’interlocuzione con il Governo per cercare tutti assieme (docenti, studenti, personale Ata, genitori, cittadini) di rendere più forte, più accogliente, più condivisa e più attuale la nostra scuola. Un’interlocuzione per migliorare un Disegno di Legge che non piace a tanti.
Ma il Governo non dà segnali di attenzione e continua la sua sorda marcia.
E allora non vi era altra scelta che quella di uno sciopero generale della scuola, uno sciopero di tutti per provare a fermare questa assurda corsa. Una corsa che vuole costruire una scuola che amplia le diseguaglianze superando il pensiero universale della costruzione del cittadino consapevole e partecipe; una scuola che si vuol sottomettere al privato.
Un Disegno di Legge che purtroppo non intende parlare di democrazia, società, beni comuni, futuro, perché non entra a fondo nelle problematiche che minano da anni la regolarità della didattica.
Perché non lavorare sulla qualificazione e motivazione dei docenti e del personale Ata? Perché non rivedere l’attuale modello di diritto allo studio che non sta riducendo l’abbandono scolastico? Perchè non riformare i cicli scolastici? Sono tanti i perché senza una risposta.
O meglio la risposta c’è: questo Governo non ha intenzione di operare una riforma scolastica che sia nel contempo una delle leve nella costruzione dello stato sociale e del cittadino, bensì vuole spostare l’asse della scuola, il suo cuore pulsante, verso il ‘mercato’ (da qui anche l’apertura sul privato).
Lo sciopero del 5 maggio è anche il momento che vuol dimostrare al Presidente del Consiglio che su una cosa ha ragione: «..noi non lasceremo la scuola ai sindacati, la scuola è delle famiglie e degli studenti».
E per questo motivo studenti e famiglie saranno assieme ai sindacati il 5 maggio, anzi per far presente con forza che la scuola è un’istituzione dello Stato che ha come fine l’interesse generale dei cittadini, di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi.
Dobbiamo tutti fare la nostra parte e riportare al centro dell’attenzione la legge d’iniziativa popolare scritta e sostenuta realmente da tutta la scuola dopo un vero confronto, e non solo tramite una campagna unidirezionale come accaduto per il progetto renziano, scritto da pochi, della Buona Scuola.
In questa Lip ci sono tutti gli elementi che difendono e rafforzano la scuola della Costituzione, i diritti di studenti, docenti, personale Ata, famiglie. Il tutto realizzando condizioni di uguaglianza per tutti. Dobbiamo chiedere al governo che ci sia un investimento costante del PIL come da media Ocse degli altri paesi; che ci sia l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni; che ci sia l’integrazione degli alunni con disabilità e non solo il sostegno; che si aboliscano le classi pollaio e si investa sull’edilizia scolastica in modo efficace e tanto altro ancora, dal tema della formazione a quello della partecipazione; dai programmi alla trasparenza.
Il 5 maggio tutti in piazza dunque, perché assieme alla scuola difendiamo la democrazia!
ArciReport, 23 aprile 2015
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