L’anno che va si chiude con una lunga striscia di sangue. Guerre terribili, come quella siriana. Assedi e carneficine, come ad Aleppo. Atti terroristici, come l’ultimo a Berlino. Tensioni internazionali che si acuiscono.
Nell’anno che va in 5mila hanno perso la vita nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le nostre coste mentre sono cresciuti gli istinti populisti assieme alle voci e alle forze xenofobe e razziste che si muovono in Europa.
L’anno che va ci dice che la crisi ancora non è alle spalle e le disuguaglianze non smettono di aumentare. Nel nostro paese 4 milioni 600mila persone sono povere e 17 milioni e mezzo sono a rischio povertà.
Ecco.
L’anno che verrà vorremmo fosse diverso.
Vorremmo passi concreti di pace. Vorremmo che l’Unione Europea, che celebrerà i sessant’anni del Trattato da cui cominciò il suo cammino, svolga il suo ruolo di attore che spegne focolai e roghi di guerra. Vorremmo diritto d’asilo e corridoi umanitari per chi fugge dalle guerre e dalle stragi.
Vorremmo lavoro stabile e non precario. Al sud come al nord.
Vorremmo un nuovo contratto sociale per un nuovo modo di stare insieme, per combattere la concentrazione della ricchezza e promuovere l’uguaglianza, per rimettere al centro il lavoro, i diritti, la partecipazione civica.
E’ questo il 2017 che l’Arci vorrebbe che fosse e per il quale lavorerà, proponendo le sue idee e le sue pratiche di solidarietà, socialità, democrazia, promozione della cultura.
Per l’anno che verrà vogliamo tanto. Ma non ci tiriamo indietro.
Auguri di un buon 2017 a tutte e a tutti.
Roma, 1 gennaio 2017
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