di Carlo Testini, responsabile Politiche culturali Arci
Non è facile immaginare quale sarà lo scenario dopo il voto alle elezioni europee del 25 maggio.
Difficile dire che cosa sarà delle politiche per la cultura in Europa con la tenuta del PPE e l’avanzata molto preoccupante dei partiti anti-Europa, populisti e razzisti.
Partiamo dalla situazione ad oggi. Da poche settimane sono stati lanciati i bandi per il programma della Commissione Europa dal nome Europa Creativa che supporta sia il mondo del cinema e dell’audiovisivo che quello dello spettacolo e della creatività. Dopo un’estenuante trattativa con i Ministri dell’Unione e la Commissione, il parlamento europeo ha strappato 1,46 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, per tutti i 28 Paesi membri dell’Unione. Non molto, a dire il vero. Purtroppo non si è riusciti a inserire le politiche culturali tra le misure che qualificano le azioni e gli obiettivi dei Fondi Strutturali Europei. Sono i fondi che, con il co-finanziamento di Stato e Regioni, devono sostenere lo sviluppo territoriale con l’obiettivo principale di far crescere l’occupazione.
L’importo complessivo, sempre per lo stesso periodo, è di 352 miliardi di euro e comprende anche i fondi per le politiche di Coesione. È una fetta importante del bilancio comunitario, pari al 36% del totale.
Nella stesura dei piani operativi nazionali e regionali si cercherà di inserire azioni ed attività anche legate alla cultura. Ma non sarà una passeggiata. Sarà compito di chi siederà in Parlamento e si occuperà dei singoli settori di attività della Commissione cercare di riportare l’attenzione sulle politiche culturali lavorando con i governi dei Paesi Membri e con i loro Parlamenti. Altrettanto importanti per le sorti della produzione e condivisione di contenuti culturali sono le normative che, da una parte cercano di adeguare la tutela del diritto d’autore allo sviluppo dei nuovi mercati digitali, dall’altra si cimentano nel difficilissimo ambito delle libertà sul web.
Diverse cose stanno cambiando ma molto è ancora da scrivere. L’azione del parlamento europeo sarà fondamentale per orientare al meglio le scelte della Commissione.
Terza questione non di poco conto riguarda la capacità di costruire un progetto europeo dove le diverse culture europee dialogano e si contaminano; tra di loro e con quelle dei nuovi cittadini che provengono dal resto del mondo. Il dialogo con il Mediterraneo e la ricostruzione di uno spazio culturale e politico con i popoli della riva sud è una delle grandi sfide del prossimo Parlamento Europeo.
Per questo e molto altro il network europeo Culture Action Europe ha proposto un appello ai candidati per sostenere politiche culturali che siano parte di una nuova visione del futuro modello di sviluppo europeo. Per uscire dalla crisi con un nuovo paradigma.
ArciReport, 29 maggio 2014
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