Friday 22nd November 2024,
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Letteratura e Cinema: Arci ricorda Pasolini, a quarant’anni dalla sua morte

admin ottobre 26, 2015 campagne

Con «I problemi non si risolvono, si vivono» la frase conclusiva di Appunti per un’Orestiade africana vogliamo con le parole di Pier Paolo provare a ritrarre i nostri tempi, così confusi, disgregati che incitano a soluzioni troppo facili e semplicistiche.
Come a dire che l’attualità, o se vogliamo la continua inattualità, del pensiero di Pasolini e delle sue opere è ancora in grado di gettare luce sulle contraddizioni dell’oggi.
L’Arci lo fa con gli oggetti e le azioni, oltre che con le parole.

Arci, quale omaggio a PierPaolo, ha sostenuto la pubblicazione dei volumi:

Pasolini ” (Cocoino Press/fumetti) di Davide Toffolo (il cantante dei “Tre Allegri Ragazzi Morti”)
ora ristampato da Rizzoli-Lizard  (qui http://www.lospaziobianco.it/2582-pasolini una recensione);

Il Diario Segreto di Pasolini” (Ed.Beccogiallo) di  Gianluca Costantini ed Elettra Stamboulis

Arci ha inoltre realizzato, in occasione di  BJCEM off(Milano,22-25 ottobre 2015) il workshop con Gianluca Costantini ed Enrico Parisio dal titolo La ricotta – disegnare un film.

Ucca promuove altresì una rassegna cinematografica itinerante nel mese di novembre 2015 dal titolo Dalle borgate di Pasolini ai ghetti metropolitani – le periferie nel cinema contemporaneo, per la realizzazione della quale  sono  stati selezionati alcuni titoli per presentarli come mini-rassegna in 4-5 città come eventi speciali.

Italia: Amore Tossico o Non essere cattivo di Claudio Caligari.

Francia: La Schivata di Abdellatif Kechiche.

UK: This is England di Shane Meadows

USA: Louisiana – The Other Side di Roberto Minervini.

Taiwan: Stray Dogs di Tsai Ming-Liang.

Pier Paolo Pasolini, il grande intellettuale corsaro 
di Francesca Chiavacci, presidente Nazionale Arci
Quaranta anni fa, la sera del 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini veniva ucciso in circostanze mai del tutto chiarite. Con il suo assassinio non veniva meno solo la sua persona fisica, ma si concludeva  un periodo  che aveva segnato profondamente la storia del nostro paese. Si concludeva il “lungo 68” italiano. Mentre in altre parti d’Europa e del mondo quello straordinario movimento esaurì presto la propria carica nobilitatrice e innovativa, in Italia, grazie all’incontro tra operai e studenti, tra ceti medi, intellettuali e classi popolari, durò negli anni e contribuì in modo determinante a democratizzare e modernizzare la nostra società. Aiutando anche la crescita della sinistra politica nel nostro paese. Non sembri strano accostare la figura di Pasolini a quel periodo così ricco di sommovimenti sociali e culturali.

E’ vero, l’autore di “Scritti corsari” non lisciò il pelo dei movimenti sessantottini. Chi non ricorda quei versi sui poliziotti dopo gli scontri di valle Giulia a Roma, immediatamente travisati e strumentalizzati dalla destra di allora? Ma anche per questa ragione Pasolini interpretò integralmente e con coraggio il suo ruolo di intellettuale che rappresenta la  coscienza critica di un paese, che non si piega al potere né si adagia sull’onda della sua contestazione.

Di intellettuali di quella fatta non ne abbiamo avuti molti dopo di lui. E anche questo è stato il sintomo e una delle cause del declino del nostro paese nei decenni successivi e dell’affermarsi di classi dirigenti sempre più aggressive, autoritarie e rozze. Un declino che non ha risparmiato i settori popolari, sempre meno popolo, sempre più individui tra loro contrapposti, spesso succubi delle peggiori culture di destra.

Ricordare oggi Pasolini per noi significa questo. Rendere omaggio al suo ruolo di multiforme artista e di grande intellettuale capace di percepire e di elevare da cronaca a storia i sommovimenti profondi della società, partendo dai suoi punti più bassi e nascosti; di non fermarsi mai alle apparenze, anche quelle che sembrano appaganti;  di non dismettere mai, di fronte a nessuno, il proprio atteggiamento critico e insieme appassionato. Questo suo insegnamento non deve andare disperso.

“Il sogno di una cosa”, è il titolo, tratto da un brano di una lettera di Karl Marx, del suo primo romanzo. Una cosa difficile da definire e per questo sempre da cercare. Non un fragile ideale, ma la vita vera.

Roma, 2 novembre 2015

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