#Lostessosì per chiedere pari dignità e pari diritti per lo stesso amore.
di Maria Chiara Panesi, responsabile nazionale Arci Laicità e diritti civili
I cuori alzati rivendicheranno il diritto ad esercitare una piena cittadinanza chiedendo uguaglianza, riconoscimento e tutele.
L’obiettivo è l’accesso al matrimonio di rito civile, l’istituzione che garantisce i diritti familiari e che sancisce il riconoscimento pubblico dell’affettività.
L’iniziativa è promossa dalla Coalizione per il riconoscimento del matrimonio egualitario, a cui abbiamo convintamente aderito insieme a molte associazioni LGBTI ed organizzazioni della società civile che si occupano di diritti e laicità.
Il nostro ruolo di attori sociali che rappresentano e attraversano ampi segmenti della società è quello di costruire su questi temi opinione pubblica, lavorando perché la battaglia per l’estensione dello stato di diritti diventi patrimonio collettivo, perché la rivendicazione di pieni diritti per le coppie omosessuali non venga relegata a tematica di interesse settoriale.
Con l’adesione dell’Arci alle Piazzate d’amore vogliamo contribuire a costruire un supporto ampio, pieno e trasversale intorno al lavoro puntuale e strutturato delle associazioni LGBTI.
L’Italia marca su questo tema un imperdonabile ritardo, le leggi che garantiscono i diritti costituzionali alla famiglia sono da troppo tempo disattese ed il parlamento non riesce a legiferare in una società moderna che muta profondamente e sembra trovare risposte unicamente nelle aule dei tribunali, in cui molti giudici stanno di fatto a suon di sentenze riscrivendo il diritto di famiglia. Molti paesi hanno sanato questa disparità con impianti legislativi e regolamenti diversi, solo in Europa sono 13 i paesi che hanno dato pieno riconoscimento al matrimonio egualitario, tra cui Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Svezia e Danimarca.
In Italia invece le leggi sulla differenziazione degli istituti familiari e sulle unioni civili sono ferme nelle paludi parlamentari, ciclicamente nei programmi elettorali spuntano sigle improbabili come i PACS, i DICO, i DIDORE e i CUS che velocemente vengono dimenticate; sono ben 44 le proposte di legge cassate prima ancora di essere discusse in aula. Questa è la fotografia di un paese che da trent’anni non riesce ad approvare una legge sulle unioni civili, in cui vige di fatto uno stato di assenza di diritti per tanti cittadini e cittadine. Cittadini imperfetti.
Una disparità che incide pesantemente nella vita quotidiana e che determina l’esclusione di molte coppie omosessuali dai diritti sanciti per le famiglie tradizionali, basti pensare all’assistenza ospedaliera e penitenziaria, alla previdenza sociale e reversibilità della pensione, all’eredità, ai congedi parentali sul lavoro, alla possibilità di decidere sulla salute in caso di impossibilità come ai permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare. Elementi cardine della vita delle persone, elementi di solidità e tutela.
Al momento è in commissione giustizia al Senato un testo unico elaborato dalla Senatrice Cirinnà, che prova a racchiudere la regolamentazione delle coppie di fatto e l’estensione dei diritti sanciti dal matrimonio senza tuttavia prevedere l’istituzione dello stesso.
Dalla nostra prospettiva è dunque un testo che parte da una mediazione al ribasso e l’intero iter parlamentare che dovrà seguire ci lascia pensare che sarà oggetto di ridimensionamenti, emendamenti, alleanze e veti dal risultato insondabile.
Crediamo dunque che in questo scenario iniziative di grande risonanza debbano avere l’obiettivo di parlare alle persone e costruire opinione, in un paese moderno il tema di diritti civili non può più essere rimandato.
Il 14 febbraio dovremo essere in molti nelle piazze per chiedere #lostessosì.
ArciReport, 12 febbraio 2015
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