Il mese di agosto ci ha consegnato le terribili immagini di migliaia e migliaia di donne, uomini e bambini disposti ad affrontare un viaggio sempre più rischioso e disumano pur di coltivare una speranza di futuro. Centinaia di morti in più nel Mediterraneo rispetto allo scorso anno, e se non è il mare e la crudeltà degli scafisti a provocarle.
Come dimenticare i 49 cadaveri rinvenuti nel giorno di ferragosto in una stiva, perché privi dei soldi necessari per vedersi consentito il ‘lusso’ di respirare?
Le migrazioni sono un fenomeno epocale. Sono il frutto delle guerre, delle violenze, delle diseguaglianze, dello sfruttamento feroce delle persone e dell’ambiente. L’Europa ha precise responsabilità in tutto ciò e non può lavarsene le mani. Nessuna operazione di polizia internazionale fermerà il flusso di profughi, non basteranno i muri, non sono servite le cariche brutali con lancio di granate al confine macedone. Di fronte a una morte certa nel proprio paese, la scelta non può che essere la fuga, a qualunque costo.
Alle prese con questo fenomeno epocale, l’Italia e l’Europa dimostrano tutta la loro inadeguatezza.
Il presidente della commissione europea Juncker afferma di non volere un’Unione in cui si ergano muri, ma poi nulla fa di concreto per fermarne l’edificazione.
Merkel e Hollande bacchettano l’Italia per non avere ancora provveduto all’allestimento di grandi centri di primo smistamento finalizzati, nelle loro intenzioni, all’identificazione di chi arriva per poter applicare l’assurdo regolamento Dublino ed evitare che dall’Italia (o dalla Grecia) i profughi si spostino nel nord Europa. In sostanza vogliono che i paesi di frontiera facciano da guardiani alla fortezza Europa.
Al contrario bisogna sapere affrontare l’emergenza in modo umanitario e allo stesso tempo avere un piano di largo e lungo respiro. I canali umanitari, la protezione delle persone, il salvataggio dei naufraghi, la prima accoglienza sono i doveri dell’immediato. Ai quali non si può abdicare, pena l’imbarbarimento dell’Europa. La Merkel si dice inorridita delle manifestazioni dei neonazisti, ma non si interroga su quale cultura del respingimento, dell’egoismo, della cancellazione della solidarietà il neonazismo abbia potuto prosperare. E non solo in Germania.
Un piano di lungo periodo deve partire dal presupposto che le migrazioni, in un mondo globalizzato, sono un fatto fisiologico e sono un’occasione straordinaria per lo sviluppo civile e economico del pianeta. Naturalmente richiedono l’avvio di processi di integrazione che si basino sul rispetto reciproco delle culture di appartenenza e sui diritti umani e civili.
Perciò chiediamo al Governo italiano di alzare la voce a livello internazionale, di dotarsi di un piano efficace per l’accoglienza. Chiediamo all’UE di smetterla di voltare le spalle. Esistono soluzioni: aprire canali umanitari, consentire subito all’UNHCR di rilasciare lasciapassare, in alcuni paesi del Nord Africa e dell’est del Mediterraneo, per conto dell’UE per consentire una distribuzione di profughi di dimensioni pari almeno a quello che è in tanti Paesi intorno al Mediterraneo (la piccola Giordania da sola fa più di tutta l’UE).
Non è con la guerra ai migranti che si risolvono i problemi. Solo una politica di pace, di solidarietà, di cooperazione a casa loro e di integrazione a casa nostra, è la soluzione.
Arcireport, 25 agosto 2105
Comments are closed.