Il neofascismo in Lombardia avanza tra “l’indifferenza interessata” di parte delle istituzioni?
L’opinione di Massimo Cortesi, Presidente di Arci Lombardia
Il 7 marzo 2017, nell’aula del Consiglio regionale lombardo, viene approvata con tutti i voti del centro destra una mozione che esprime la solidarietà del consiglio regionale alle forze dell’ordine e contesta l’operato del sindaco di Pavia Depaoli, in merito ai fatti accaduti il 5 novembre 2016.
Letta così potrebbe sembrare una mozione come tante, un riconoscimento al lavoro di una componente importante della nostra comunità, ma se torniamo il 5 novembre a Pavia scopriamo quanto preoccupante sia questa mozione. In tarda serata si tiene un corteo ‘autorizzato’ di estrema destra in ricordo del ‘camerata Zilli’ (morto in un incidente stradale nel 1973).
La rete antifascista, che si era mobilitata da tempo chiedendo di vietare il corteo, scende in piazza per un presidio ‘non autorizzato’ di natura pacifica, il sindaco Depaoli si presenta come figura che tende a smorzare le tensioni. Eppure le forze dell’ordine, senza motivazioni, caricano per due volte gli antifascisti con manganellate che provocano alcuni feriti, lasciando invece che il corteo prosegua la sua strada con i suoi orpelli neofascisti e che sfoghi i suoi singulti minacciosi contro il circolo Arci Radio Aut.
Ecco allora che la mozione assume un aspetto avallante le formazioni di estrema destra, cancellando nei fatti la nostra Costituzione antifascista. Ma questo è solo uno dei tanti fatti che accadono senza un intervento delle istituzioni: l’attività della Comunità militante dei dodici raggi (Do.Ra.), un gruppo di neonazisti che opera indisturbato nella provincia di Varese; quelle del secondo Manipolo di Avanguardia Bergamo 2, che nei giorni scorsi ha fatto un blitz contro la sede di Bergamonews e contro il giornalista de La Repubblica Paolo Berizzi, già più volte minacciato anche con incisione di svastiche sulla sua auto; l’occupazione del consiglio comunale di Monza e di Desio da parte di Casa Pound; le azioni di Forza Nuova e Casa Pound contro il comitato di Bergamo (due volte) e la notte scorsa contro il circolo Maite di Bergamo. Questo solo per citare alcuni degli eventi ormai quotidiani, che durano da anni, che producono denunce da parte delle associazioni antifasciste, inchieste giornalistiche importanti ma su cui però istituzioni e magistratura non intervengono, tranne rare eccezioni. E non può bastare la dichiarazione del Ministro dell’Interno Minniti che: «Per lo scioglimento di questi gruppi serve una sentenza di condanna definitiva» (per reati di apologia di nazifascismo). Perché se non si stabiliscono in maniera definitiva i confini dell’apologia non si arriverà mai ad una sentenza definitiva e si lascerà avanzare l’orda nera.
ArciReport, 13 aprile 2017
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