Sabato 11 febbraio si terrà a Milano una manifestazione nazionale indetta dalla Comunità Curda in Italia, Uiki – Ufficio informazioni del Kurdistan in Italia e Rete Kurdistan Italia, con l’adesione di movimenti e organizzazioni sociali, tra cui l’Arci.
Il ritrovo è previsto per le ore 14, in corso Venezia angolo via Palestro
La manifestazione si svolge in occasione del diciottesimo anniversario del sequestro di Abdullah Ocalan, di cui si chiede la liberazione. Libertà si chiede anche per tutte le prigioniere e i prigionieri politici in Turchia, dove è in corso una stretta repressiva contro il popolo curdo, i suoi rappresentanti in Parlamento e nelle municipalità, dove i co-sindaci sono stati arrestati e sostituiti con amministratori fiduciari di nomina governativa. Intanto la brutalità della guerra in Kurdistan ha visto la distruzione di intere città, la morte di migliaia di civili, arresti di massa, oltre che di politici, di intellettuali, accademici, giornalisti, attivisti, avvocati e magistrati, mentre si teme per la vita di Ocalan. La gravità della situazione impone quindi di lavorare a una grande manifestazione, il più inclusiva e partecipata possibile, per denunciare la complicità dell’Ue, delle potenze internazionali e dello stesso governo italiano, il cui silenzio è dovuto agli interessi economici che lo legano alla Turchia – soprattutto nel commercio di armamenti -, per non parlare del vergognoso accordo per fermare i profughi in cambio di aiuti economici e del silenzio dei paesi europei sull’introduzione, con la modifica della costituzione, di un regime dittatoriale di stampo fascista.
In contemporanea alla manifestazione italiana di Milano, si svolgerà una grande mobilitazione europea a Strasburgo, che sarà preceduta da una ‘lunga marcia’ che, partita il primo febbraio dal Lussemburgo, raggiungerà l’11 febbraio la città francese, sede permanente del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa.
Nell’appello di convocazione, si dice, fra l’altro, che «la storia ha dimostrato che la questione curda non può essere risolta militarmente. Le guerre di logoramento e i genocidi dello stato turco non hanno mai funzionato. Hanno sempre prodotto l’effetto contrario, La Turchia non deve continuare ad attizzare un fuoco che non può spegnere. I colloqui per una soluzione politica della questione curda devono riprendere in una condizione di parità. L’unico modo per garantirla è l’immediata liberazione di Abdullah Ocalan, rappresentante riconosciuto del popolo curdo, il solo che può garantire una soluzione democratica e duratura della crisi profonda del Medio Oriente».
Per adesioni e informazioni: info@retekurdistan.it – info@uikionlus.com
ArciReport, 9 febbraio 2017
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