Lo striscione giallo da un anno appeso alle finestre della nostra sede nazionale – così come in molti circoli Arci e molte sedi pubbliche di associazioni, Comuni, Regioni – che chiede Verità per Giulio Regeni, ci ricorda ogni giorno che quell’obiettivo non è stato ancora raggiunto.
Il prossimo 25 gennaio sarà l’anniversario della scomparsa del giovane ricercatore friulano, sulla quale non si riesce a far luce, nonostante l’ampia mobilitazione dell’opinione pubblica e la tenacia dei familiari, che nel dolore sono riusciti a non far vincere la rassegnazione. In quella data si terrà a Roma, all’Università La Sapienza, a partire dalle 12.30, una manifestazione indetta da Amnesty International, alla quale la nostra associazione ha aderito.
Il buio che grava sulla drammatica vicenda di Giulio dipende in gran parte dall’opportunismo del governo, che antepone gli interessi non solo economici che lo legano a quel paese a una determinata ricerca della verità e alla denuncia delle violazioni dei diritti umani che lì si compiono, compreso l’uso abituale della tortura. Bisognerebbe invece che i governi e le istituzioni democratiche gestissero i loro rapporti internazionali prendendo in considerazione le atrocità, la repressione violenta che caratterizzano alcuni paesi e agissero di conseguenza. E invece succede che, proprio recentemente, la Commissione Europea abbia confermato un programma di 11.5 milioni di euro per sostenere l’Egitto nella gestione delle migrazioni, mentre il Parlamento Europeo, sollecitato più volte, non è riuscito ad approvare una risoluzione urgente sulla violazioni dei diritti umani che lì vengono compiute. In quella sede è stata sollevata la questione di Ramy El-Sayed, attivista del Movimento democratico egiziano 6 aprile, che è stato torturato la scorsa settimana durante il suo trasferimento in prigione.
Gli organizzatori del Premio Nobel Alternativo hanno deciso di inviare in Egitto una delegazione di alto livello, per consegnare a Mozn Hassan, la femminista a cui sono stati congelati i beni nei giorni scorsi, il Premio 2016 a lei assegnato.
Esiste una rete internazionale e nazionale composta da associazioni e organizzazioni della società civile che quotidianamente, anche in nome di Giulio, denuncia la gravità della situazione in cui si trova l’Egitto.
Anche noi, come Arci, in questi mesi, a partire da quella vicenda, ci siamo impegnati per dar voce a chi, in quel Paese, combatte quotidianamente per l’affermazione della libertà, pubblicando mensilmente la newsletter Voci dall’Egitto.
Con la delicatezza che questa missione richiedeva, abbiamo fatto incontrare una parte importante di quella coraggiosa società civile con i Presidenti delle Commissioni per i diritti umani di Camera e Senato, con la Presidente della Camera, e, grazie alla tecnologia, a metterli in contatto con il blogger e attivista dei diritti umani egiziano Hossam Bahgat, a cui abbiamo consegnato un premio, alla presenza dei genitori di Giulio, durante il festival di Internazionale.
Abbiamo più volte mandato appelli, informazioni e richieste di intervento urgente ai Parlamentari Europei, al Parlamento nazionale e al Governo.
Abbiamo sperato che finalmente si stabilisse una effettiva collaborazione tra la magistratura italiana e le autorità egiziane. Ma nessun passo in avanti è stato fatto.
Non ci stancheremo di chiedere Verità e Giustizia per Giulio. Lo dobbiamo a lui, ai suoi familiari, a tutti noi.
ArciReport numero 2, 19 gennaio 2017
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